Pochi argomenti suscitano un così acceso dibattito. Gli integratori non servono a niente, uno spreco di soldi. Ti cambiano la vita, se scegli quelli giusti. Una compressa non potrà mai sostituire una spremuta di arancia. Invece sì, anzi contiene tutto ciò che serve nelle giuste proporzioni. E la biodisponibilità? Che confusione. Dove sta la verità? Come sempre, nel mezzo.
Sta di fatto che ne siamo dei grandi consumatori. Tanto che capsule e bustine sono entrare nel paniere Istat del 2021, che fotografa i consumi dei connazionali. L’Italia è il primo mercato in Europa. Li compriamo soprattutto in farmacia (in più di 9 casi su 10, è una buona notizia) e ci affidiamo al consiglio di medici e farmacisti (altra buona notizia). I medici ne hanno prescritti 28,6 milioni l’anno scorso. In farmacia l’integratore è il prodotto più richiesto dopo i medicinali con ricetta. Otto le confezioni fatte fuori a testa in media ogni anno. Ma cosa dobbiamo sapere prima di comprarli?
- La dieta delle persone è generalmente abbastanza varia e completa da non giustificare l’utilizzo di supplementi. «Un pregiudizio comune è che il cibo di oggi non sia in grado di sopperire al fabbisogno quotidiano di nutrienti e che, quindi, vada integrato – spiega la dottoressa Susanna Bramante, consulente della nutrizione – Evidenze scientifiche sull’uso degli integratori dimostrano che nella grande maggioranza dei casi il loro uso non solo è improprio – in quanto una dieta bilanciata sarebbe molto più efficace per sanare eventuali carenze di oligoelementi o vitamine – ma che spesso questi prodotti si associano a effetti indesiderati, sia per la concomitanza di patologie o di trattamenti farmacologici con cui possono interferire, sia per i potenziali effetti avversi quando oligoelementi e vitamine vengono assunti in dosi superiori rispetto ai reali bisogni».
- È sempre meglio chiedere consiglio a un esperto? Sì. È utile che medici e farmacisti spieghino bene che gli integratori non sostituiscono mai una dieta sana ed equilibrata e, nella maggior parte dei casi, offrono benefici molto limitati, se non addirittura nulli, rispetto a una corretta alimentazione fondata su cibi naturali. «Gli studi dimostrano che specifici regimi alimentari o tipi di cibo determinano migliori vantaggi di salute rispetto al consumo di singoli micronutrienti o nutrienti».
- Ci sono casi in cui è oggettivamente necessario integrare? Sì, per esempio carenze conseguenti a stati patologici, come alterata digestione o assorbimento, diminuito introito o aumentata escrezione, malnutrizione; disturbi alimentari, vomito, degenza ospedaliera, carenze conseguenti a scelte etiche (carenza di ferro nei vegetariani, carenza di vitamina B12 nei vegani). «In ogni caso, l’uso di un integratore non deve mai essere dettato dalla convinzione, erronea, di poter compensare gli effetti negativi di comportamenti scorretti», dice l’esperta.
- Naturale vuol dire che tanto male non mi può fare. No! Ricorda che un prodotto non è sicuro solo perché è naturale ma che, anzi, proprio per il suo profilo di attività fisiologica, potrebbe determinare effetti inattesi e indesiderati in determinate condizioni. «Pertanto se rilevi qualcosa che non va, di diverso dagli effetti attesi, sospendine l’assunzione e informa subito il medico».
Link utile: sul portale del Ministero della Salute trovi utili informazioni sui costituenti ammessi all’impiego degli integratori e il Registro in cui vengono ripotati i prodotti regolarmente notificati per l’immissione sul mercato italiano.
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