Conoscere è la prima forma di prevenzione. A dirlo, il senologo Corrado Tinterri, coordinatore della Breast Unit di Humanitas Rozzano parlando di tumore al seno, che ancora oggi registra nel nostro Paese 53mila nuovi casi all’anno (praticamente si ammala una donna su 8). Sono 800mila le italiane che oggi, o in passato, hanno avuto questa malattia, che resta la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile italiana. «Esiste in Italia un programma di screening voluto dal ministero che prevede la possibilità di far mammografie dai 45 ai 74 anni gratuitamente – prosegue il professore – Il consiglio è di farla annualmente fino ai 50 anni e poi ogni due anni. Questo programma, negli ultimi anni, ha portato a una riduzione della mortalità del 30%».
Cosa vuol dire prevenzione? «Vuol dire innanzitutto cercare di avere uno stile di vita sano che riduca il più possibile i rischi di ammalarsi (prevenzione primaria), i quali però, lo ricordiamo, sono legati anche alla familiarità (precedenti dello stesso tumore in famiglia) e/o all’ereditarietà e a eventuali mutazioni genetiche (a questo proposito esistono anche appositi test).
Poi c’è la prevenzione secondaria legata ai controlli. Scovare un tumore in fase precoce significa aumentare l’efficacia delle cure e le possibilità di guarigione e sopravvivenza, che negli ultimi anni è aumentata dell’87%». Il primo esame da fare è sotto la doccia. Sì, proprio così. La doccia è il momento ideale per imparare a fare l’autopalpazione del seno che, se associata a un momento di igiene quotidiana, può più facilmente diventare una routine. Inoltre le modificazioni sono più percepibili quando i tessuti sono umidi e rilassati dal calore dell’acqua. Lo suggerisce la Fondazione Veronesi, ma anche una campagna di sensibilizzazione voluta da Europa Donna Italia e Saugella (Mylan – a Viatris Company).
L’autopalpazione serve a a distinguere tra le normali variazioni legate al ciclo mestruale e i sintomi sospetti. Che possono essere:
- cambiamenti nell’aspetto della pelle (è gonfia? Più arrossata? A buccia d’arancia?)
- cambiamenti della forma della mammella
- comparsa di secrezioni ai capezzoli
- alterazioni dei linfonodi ascellari o del collo (che non sono infiammati né dolenti: il dolore è in genere una spia buona)
- presenza di un nodulo, palpabile e a volte pure visibile, che di solito non provoca dolore.
«È consigliabile farla sin da giovanissime: 20-25 anni, non è mai troppo presto – sottolinea l’esperto – Oggi il 40% dei tumori mammati colpisce donne sotto i 49 anni. Il momento ideale del mese? Una settimana dopo il termine del ciclo mestruale».
Come si fa? Su le braccia dietro la testa. Con la mano piatta, fai movimenti circolari dall’esterno all’interno della mammella. Quando hai finito la doccia (oppure prima), mettiti davanti allo specchio e controlla se ci sono alterazioni del colore o dell’aspetto della cute. Spremi i capezzoli e verifica la fuoriuscita di eventuale materiale.
In caso di sintomi sospetti rivolgiti al medico di famiglia. In caso invece di familiarità e/o ereditarietà, l’iter è questo: medico di famiglia, eventuale visita senologica, consulenza genetica e ulteriori approfondimenti in caso di test positivo. Sul sito dell’associazione Europa Donna Italia c’è l’elenco nazionale delle Breast Unit (le strutture dedicate a questa patologia), regione per regione.
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