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Della sua infanzia, Rosanna Banfi ricorda gli interminabili viaggi in treno per raggiungere papà, impegnato nei primi spettacoli in giro per il mondo. Le chiamavano scavalcamontagne: erano le prime compagnie teatrali girovaghe. Ricorda le scenografie, gli attori in costume, le ballerine del cabaret. È un’infanzia felice, nonostante le condizioni economiche modeste e le difficoltà di una famiglia normale. La mamma fa la parrucchiera, il papà-attore si arrabatta con diversi lavori. Il mito Lino Banfi non è ancora nato.

Ha circa 20 anni quando il telefono comincia a squillare senza sosta. Tutti vogliono papà, nuovo simbolo della commedia sexy degli anni Ottanta. È lui ad accompagnarla al suo primo provino, come attrice di fotoromanzi, ma viene scartata. Tuttavia la sua carriera non tarda a iniziare e lo fa col botto: in un film corale, Grandi magazzini nel 1986, con un cast da urlo. A fianco di attori del calibro di Michele Placido, le tremano le gambe, non le esce la voce. Ma la pellicola è un successo.

L’idea dell’accoppiata padre e figlia piace e l’esperienza si ripete su altri set. In tv passano le prime fiction: Rosanna sceglie lo stesso cognome del papà e, lottando contro i pregiudizi legati ai figli d’arte, comincia a collezionare ingaggi. È felice ma sta con i piedi per terra. Conosce già il rovescio della medaglia: le fatiche, gli alti e bassi, i sacrifici, perché ci è abituata fin da piccola, li ha visti negli occhi del papà. Ma la soddisfazione è tanta e ne vale la pena.

Sta girando due serie di successo, Un medico in famiglia e Capri, quando scopre di doversi fermare. Il nodulo che ha sul seno è maligno e deve iniziare subito le cure. Le riprese delle puntate continuano, nonostante le sedute all’ospedale e i cambiamenti fisici dovuti alle terapie. Colleghi e produttori fanno di tutto perché Rosanna sia presente fino all’ultimo ciak.

Intanto la notizia della malattia comincia a diffondersi ed è durante una diretta tv che il padre racconta, per la prima, del tumore, dei due interventi subiti, della chemio da fare. È una confessione spontanea, non preparata, che spiazza e commuove chiunque, dal presentatore (Lamberto Sposini) al pubblico in studio, mentre a casa Banfi cominciano a chiamare tutti, dagli amici più cari ai giornalisti. Rosanna sente l’affetto delle persone care, ma d’altra parte soffre per questo improvviso interesse pubblico. Ciononostante sceglie di non nascondersi mai. Anzi, invita le altre donne a non vergognarsi di raccontare la verità, ma ad accettare l’aiuto di chi ci vuole bene, perché circondati da amore si sopporta tutto meglio. La famiglia è sempre un’ancora di salvezza.

Diventa madrina delle donne operate per tumore al seno e testimonial dell’associazione Komen e della Race for the Cure, competizione sportiva che negli anni scorsi ha visto la partecipazione di oltre 80mila persone, molte delle quali con una storia di malattia oncologica. È molto attiva sul fronte della sensibilizzazione, per questo di recente ha aderito anche alla campagna di informazione Te lo chiedono le ossa realizzata da Fondazione Aiom con il patrocinio di Ropi (Rete Oncologia Pazienti Italia) e il supporto non condizionante di Amgen Italia, per sensibilizzare tutti, uomini e donne, sull’importanza di fare controlli regolari, anche per prevenire i danni scheletrici conseguenti ai tumori.

Oltre agli impegni sociali, il futuro di Rosanna è tra i fornelli. Da tre anni ha aperto, insieme alla famiglia (la figlia è chef), un’orecchietteria in Puglia: un’oasi di sapori mediterranei ora in battuta d’arresto per la pandemia, ma che spera di riaprire presto.