Secondo uno studio dell’università di Cardiff, il 51% dei giovani inglesi ha visto sui social almeno una fake news sul virus. Otto su 10 sono d’accordo nel dire che le bufale siano più diffuse oggi, ai tempi del Covid, rispetto a ieri. Le percentuali sono più alte tra la generazione Z, quella nata con lo smartphone in mano, per poi decrescere nelle età precedenti. Non è un caso.
L’ultimo rapporto Censis sulla comunicazione ci dice anche che la diffidenza nei confronti delle nuove piattaforme è più alta tra i più maturi (quelli cresciuti con le notizie date alla radio e, poi, alla tv), sempre più scettici di fronte a ciò che leggono su un minuscolo display. Nella classifica dei principali problemi causati da un uso scorretto dei media digitali, il rischio di manipolazione delle informazioni è al terzo posto, dopo cyberbullismo e violazioni della privacy. La pensano così più di 4 italiani su 10.
Un po’ è anche colpa nostra. Bisogna sempre resistere alla tentazione di condividere subito ciò che ci sembra interessante. Il 12% degli intervistati inglesi ha ammesso di averlo fatto. Gli studi dicono che questo impulso è fortissimo appena leggiamo qualcosa che dà ragione alle nostre convinzioni (si chiama bias, pregiudizio di conferma) e poi scema nel giro di qualche minuto. Se invece la notizia sembra attendibile e merita di essere condivisa, allora è indispensabile avviare un rapido processo di verifica delle fonti.
- Controlla il nome del sito: è una testata giornalistica? Il blog di un esperto? Nel caso, controlla chi è e cosa fa (sezioni Chi siamo e Mission del sito). Guarda se il profilo social di chi pubblica la notizia ha il bollino di autenticità. Focalizzati sulla data: magari la notizia è vera, ma vecchia, superata, o rettificata.
- Attenzione al click baiting, l’esca da click. Non fidarti mai di un titolo troppo sensazionalistico, di un’immagine shock o di un’anteprima ambigua. Titoli troppo drammatici, sottotitoli accattivanti, uno stile di scrittura troppo generico e non giornalistico (quanti punti esclamativi ci sono in ogni frase?), mancanza di dettagli sulla notizia sono campanelli d’allarme importanti. Occhio alle associazioni trappole, ossia a immagini e notizie entrambe vere, ma che non c’entrano nulla una con l’altra.
- Cerca la notizia in Google Notizie per vedere se ne parlano le testate giornalistiche più attendibili e risalire alla fonte originaria. Chiedere le fonti a chiunque è un tuo diritto: fallo valere. Il Cicap, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, fa un lavoro eccezionale al riguardo. Non trovi niente? Nel dubbio non condividerla.
- Scrivi su un motore di ricerca, fra virgolette, un nome di persona o di luogo citato dalla notizia. Cerca lo stesso nome nome sui siti antibufala (come Bufalopedia o Butac) e su siti autorevoli (giornali e tv) e vedi cosa trovi. I primi sono raccoglitori di bufale puntuali e sempre aggiornati. Se la tua notizia è lì, hai già capito tutto.
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